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Oliver Twist

Oliver Twist apparve a puntate, tra il 1837 ed il 1839,

sulla rivista mensile Bentley’s Miscellany.

 

Questo tipo di pubblicazione si diffuse nell’Ottocento, trovando terreno fertile nel genere romanzo. Se prima il romanzo era un’opera destinata ad un pubblico colto e facoltoso, il più economico romanzo a puntate consentì una diffusione più ampia della cultura. Inoltre, la sospensione del racconto tra una puntata e l’altra, aveva lo scopo di accrescere e mantenere viva la curiosità dei lettori.

 

Dickens, in particolare, sentì congeniale tale genere di componimento. Sembra, infatti, che ogni volta che iniziasse un romanzo, avesse in mente solo quattro o cinque puntate e che, quindi, ne elaborasse la trama in corso d’opera. Il romanzo, così concepito, divenne anche più facilmente un veicolo di idee, consentendo all’autore la riflessione su questioni di carattere sociale.

Nell’ultima parte del libro non solo il lettore avrà la possibilità di avere un quadro completo della situazione sociale inglese nell’Ottocento, ma potrà vedere che esiste un futuro migliore, in cui la giustizia ha la meglio e il riscatto è possibile.

 

Oliver Twist è la storia di un trovatello cresciuto in ospizio, senza amore e costretto da subito a fare i conti con una dura esistenza. La consapevolezza di poter contare solo sulle proprie forze, le losche trame di una banda di ladri, l’odio del fratellastro, sono tutti ostacoli che Oliver trova sul proprio cammino. Nonostante le continue sofferenze, è incapace di serbare rancore o risentimento. Oliver rappresenta il mondo dell’innocenza, cui appare incomprensibile il mondo malvagio degli adulti.

 

Dickens, alla luce delle sue esperienze personali, ha voluto richiamare l’attenzione sulle tristi condizioni della classe operaia, parla di lavoro minorile, dell’utilizzo dei bambini per commettere dei crimini e delle condizioni di vita precaria nelle città.

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